Un incontro inaspettato nella notte nera del Botswana

Le ombre degli elefanti si sono allungate fino a confondersi col buio delle acacie, mentre gli ippopotami sono da poco emersi per andare in cerca del loro consueto pasto notturno. Sono ormai passati diversi minuti da quando il sole è sceso sotto la linea dell’orizzonte dopo essersi riflesso ancora una volta nelle acque calme del Khwai river, al confine orientale del Delta dell’Okavango in Botswana. Attraversiamo un guado e iniziamo a rientrare verso il camp, quando Sage, la mia guida, arresta il motore del fuoristrada e si ferma a fissare un punto lontano. Gli chiedo cosa succede. Lui risponde: “there is a kill” (lasciandomi intendere che c’è un animale ucciso). Gli chiedo di indicarmi dove. Mi dice di seguire con lo sguardo la direzione della sua mano, contare un certo numero di alberi a destra e a sinistra per giungere a una serie di cespugli sopra i quali si intravede un tronco orizzontale dove è stato portato il corpo di un impala. Seguo le indicazioni fino ad arrivare al tronco orizzontale che dista più di duecento metri da noi. Quelle che secondo Sage sono le zampe che pendono dal tronco, alla vista di un qualsiasi comune mortale non potrebbero essere altro che semplici rami dell’albero. Conoscendo le sue capacità di avvistamento, che spesso superano ogni parametro del sovrannaturale, cedo al tentativo di individuare l’obiettivo da lontano e mi limito a chiedergli di avvicinarci per investigare sull’accaduto. Zizzaghiamo tra alberi di acacie e di mopane fino a giungere sotto un grande sausage tree (albero salsiccia). Con il faro direzionale illuminiamo il corpo dell’ungulato completamente sventrato. In quel momento appare un’ombra tra i cespugli. È una iena maculata in cerca di un facile pasto. Gira in cerchio con fare goffo e sguardo rivolto verso l’alto. È impaziente, furtiva, come in attesa che un qualcuno salga sull’albero per far cadere la preda tra le sue fauci. Sa bene chi è stato a portare quel corpo così in alto dopo averlo ucciso. Non si sente sicura, ma il suo istinto non la lascia allontanare. Ha imparato che anche il più abile dei predatori, in quelle circostanze, potrebbe lasciar cadere al suolo un pezzo del proprio pasto. Secondo Sage il responsabile della cruente uccisione non può essere lontano e presto riapparirà sulla scena. Spegniamo i fari e restiamo in silenzio in attesa che qualcosa accada. All’improvviso la iena interrompe il suo girovagare in cerchio per sparire nel buio, mentre al lato opposto si materializza la testa maculata di un leopardo femmina. Si avvicina lentamente, volgendo continuamento lo sguardo a destra e a sinistra fino a raggiungere il punto più alto di un tronco riversato sul terreno e non lontano da noi. Resta immobile, di tanto in tanto strizza gli occhi come volesse penetrare più a fondo il buio totale che ormai ci circonda. Poi arriccia la coda, si alza sulle zampe anteriori e successivamente su quelle posteriori per prepararsi a scendere dal tronco. Si dirige verso l’albero salsiccia e con un balzo si aggrappa al busto centrale conficcando i suoi artigli affilati nella corteccia. Raggiunto l’obiettivo, ancora sanguinante, lo osserva, lo studia e con piccoli colpi di muso lo fa ruotare leggermente per renderlo più stabile prima di decidere quale parte mangiare per prima. Intanto riappare la iena, rimasta nascosta ad osservare. Il felino non sembra essere disturbato dalla presenza dell’aspirante ospite al banchetto e con cura chirurgica inizia a selezionare i primi bocconi. Dal canto suo la iena non demorde e si accuccia esattamente sotto la preda. Non dovrà attendere molto per essere ripagata della sua pazienza, infatti al leopardo sfugge un pezzo di carne che va a rimbalzare sulla schiena della iena. Afferrato tra i denti il sofferto bottino, il goffo mammifero abbandona la scena e si dilegua tra la vegetazione. Con sguardo sorpreso e fare innocente il leopardo riprende a consumare il suo pasto a pochi metri da noi, di fronte ai nostri riflettori, le nostre macchine fotografiche e i nostri occhi sempre più increduli.

 

Il momento dello scatto

Ci rendiamo immediatamente conto che stiamo per assistere ad una scena eccezionale: il corpo di un impala morto sull’albero, una iena in cerca di cibo e un leopardo che si aggira non lontano da noi. Innanzitutto faccio una selezione dell’attrezzatura che mi permetterà di fotografare in condizione di luce estremamente difficili. Il 600 f4 richiede tempi di scatto troppo veloci per assicurarmi che l’immagine non venga mossa. Mi affido quindi a un 300 f2,8, al quale abbino la Nikon D3s (che ritengo essere il “top” alle alte sensibilità). Trovata la posizione più comoda e stabile cerco in giusto bilanciamento tra ISO, apertura del diaframma e tempo di scatto. Arrivano però altri due fuoristrada che iniziano ad illuminare la scena con rapidi movimenti di fasci di luce che non posso controllare. Per evitare errori e concentrarmi sugli scatti decido di lasciarmi aiutare dalla tecnologia (visto che la paghiamo, e anche profumatamente, perché non sfruttarla…). Imposto quindi ISO automatico, modo esposizione a priorità di apertura di diaframmi che porto F 3,5, controllo l’esposizione affidata al sistema Matrix, in quanto le superfici illuminate continuano a cambiare, e infine sottoespongo di – 2,3 step in quanto l’immagine nel suo complesso dovrà risultare scura. Un colpo di fortuna arriva quando uno dei fuoristrada, posizionato alla nostra sinistra, illumina perfettamente il muso (ed in modo particolar i baffi) del felino proprio mentre si avvicina alla preda. La luce laterale, sovrapposta a quella manovrata da Sage (che in quel momento risultava più debole), praticamente frontale rispetto al mio punto di ripresa, accentua la tridimensionalità del soggetto, donando profondità alla scena. Mi concentro sui movimenti del felino che seguo millimetricamente, scattando ogni volta che distende uno degli arti anteriori, fino a riconoscere nella luce dei baffi il momento dell’immagine che cercavo.

 

Dati tecnici

Data: 02 Settembre 2018
Corpo macchina: Nikon D3s
Obiettivo: Sigma 120/300 f2,8
Lunghezza focale al momento dello scatto: 240 mm.
Apertura diaframma: F3,5
Tempo otturatore: 1/400
Compensazione esposizione: -2,3
Sensibilità sensore: ISO auto 10.000
Modo di ripresa: A (priorità di diaframmi)

 

Viaggia con Davide Pianezze: www.fattoreulisse.com