Le danze amorose delle sule dalle zampe azzurre

Solo i comandanti più esperti possono raggiungere i tortuosi canali verde smeraldo di Los Tuneles, sull’isola Isabela, la più grande dell’arcipelago delle Galapagos. Per attraversare i bassissimi fondali della costa è necessario attendere al largo l’arrivo dell’onda giusta, la più alta. Raggiunta la posizione prestabilita si studia la situazione, con l’imbarcazione che inizia a girare su se stessa come in balia delle maree. Con brevi e nervosi colpi d’acceleratore il comandante la riporta continuamente con la prua rivolta verso le onde per evitare di finire ribaltati lateralmente. Poi uno dei marinai urla:” eccola, arriva!”. In quel momento il comandante inverte il senso di marcia e punta verso la costa. Il motoscafo viene sollevato di diversi metri e quando raggiunge la cresta dell’onda il comandante spinge i motori al massimo e la cavalca come un surfista in equilibrio sulla sua tavola. Lo scafo è completamente sospeso in aria, solo le eliche restano immerse per continuare a spingere con tutta la loro potenza. I passeggeri trattengono il fiato: perdere l’onda significherebbe frantumarsi sul fondo. I motori urlano sempre più forte, lo sguardo del comandante resta fisso e concentrato sulla manovra, incurante degli spruzzi d’acqua che lo colpiscono da ogni direzione. All’improvviso le onde scompaiono, come inghiottite magicamente da una divinità marina, e la rabbia dell’oceano si trasforma in uno specchio d’acqua dai fondali cristallini. In quell’istante la mano del comandante afferra la leva che regola la potenza dei motori e la riporta al minimo.
Ho scelto il mese di maggio per documentare la vita sulle isole Galapagos perché, oltre ad essere un periodo particolarmente mite sia per il clima che per la temperatura dell’acqua, corrisponde alla stagione degli amori, dei corteggiamenti, degli accoppiamenti e della deposta delle uova di alcune tra le specie di volatili più rappresentative delle isole. Sono infatti da poco arrivati gli albatros dalle coste del Sud America per covare le loro gigantesche uova sull’isola Espanola, mentre i maschi delle fregate punteggiano le scogliere mostrando con orgoglio la sacca giugulare rossa e toneggiante come un palloncino da luna park. Si mettono in posa in attesa che una femmina li possa notare dal cielo e scegliere per poi riprodursi. Ma il rituale più singolare è forse quello messo in atto delle sule dalle zampe azzurre, che per giorni danzano secondo un cerimoniale fatto di passi delicati, sguardi d’intesa e versi struggenti.
Una tartaruga ci affianca a dritta e ci accompagna come fosse un rimorchiatore portuale, mentre sulle nostre teste sfreccia una coppia di pellicani intenti a perlustrare i fondali in cerca di cibo. Navighiamo lentamente tra le rocce vulcaniche che formano una sequenza continua di archi naturali. Attracchiamo in prossimità di un immenso roccione scuro. È l’ennesimo scenario paradisiaco offerto dalle isole. I canali si trasformano in piscine naturali, che a seconda delle maree si riempiono e si svuotano d’acqua. Camminiamo su ponti di lava tra cactus e rocce aguzze. Poi un fischio “sporco”, lo stesso che emettono i ragazzi con due dita in bocca quando vedono passare una bella ragazza. È un suono famigliare sulle isole in questo periodo. Lo seguo per individuarne la provenienza. Dietro un cumulo di rocce vedo spuntare due teste bianche e rotonde. Cambio direzione per non allarmarli e per mantenere le distanze. Li raggiungo dal lato opposto seguendo un sentiero, poi mi acquatto per risultare meno visibile. Nonostante la vicinanza nessuno dei due si scompone di fronte alla mia presenza. Lui danza mostrando le sue zampe azzurre, mentre lei continua a roteare la testa quasi a dimostrare la sua totale indifferenza. Poi lui si inchina, apre le ali e rivolge il becco al cielo per emettere ancora quel fischio sporco, nella speranza che lei ceda alle sue bramose lusinghe. Il rituale si ripeterà fin quando, come atto conclusivo, lui porterà un ramoscello che lascerà cadere alle zampe di lei. Se ignorato, il maschio volerà via in cerca di una femmina meno pretenziosa, se invece verrà raccolto, significherà che le isole saranno presto spettatrici dell’arrivo di una nuova vita.

 

Il momento dello scatto

Solo sulle isole Galapagos riesco ad avvicinare così tanto gli uccelli. Non sono impauriti dalla presenza umana in quanto non sono mai stati cacciati. Non sembrano scomporsi nemmeno durante i loro rituali amorosi o mente covano le uova o quando portano il cibo ai loro piccoli. L’eccezionalità della situazione agevola ogni operazione fotografica.
Individuati i due esemplari cercai una posizione che mi permettesse di avere la luce alle spalle e uno sfondo in armonia con i soggetti principali. Poi attesi e studiando i movimenti ciclici del maschio notai che si trovava sempre rivolto nella stessa direzione quando apriva le ali. A causa della vicinanza tra sfondo e volatili, anche un’apertura generosa del diaframma non avrebbe sortito un effetto sfocato particolarmente evidente, così optai per un’impostazione che offrisse il massimo della qualità e del dettaglio, cioè verso metà scala (f11). Quindi verificai i tempi dell’otturatore e la sensibilità del sensore. Infine mi concentrai sull’istante in cui il maschio avrebbe aperto e ali, poi sull’inquadrature e sulla composizione, attento a riempire completamente il fotogramma.

Dati tecnici

Corpo macchina: Nikon D4
Obiettivo: Nikon 70/200 f2,8
Lunghezza focale al momento dello scatto: 120 mm
Apertura diaframma: F 11
Tempo otturatore: 1/160 sec.
Compensazione esposizione: 0
Sensibilità sensore: ISO 200
Modo di ripresa: A (priorità di diaframmi)

 

Viaggia con Davide Pianezze: www.fattoreulisse.com